Per gli amanti dell'"arte a disegni"
lunedì 15 dicembre 2008
venerdì 12 dicembre 2008
Ministri dell'ambiente a confronto
Il nostro governo della libertà, invece, ci ha messo la Prestigiacomo, competentissima ex imprenditrice nel settore delle materie plastiche. Rinviata a giudizio per inquinamento ambientale, la sua azienda è fallita. Oggi è a capo della crociata contro Bruxelles per permettere alle aziende di inquinare di più. In passato ha firmato una proposta di legge per il rientro dei Savoia in Italia. Insomma, ha riportato in casa nostra spazzatura di cui ci eravamo bellamente liberati.
Quando si dice che c'è chi è "troppo avanti" e chi no.
mercoledì 10 dicembre 2008
Ip unico, altra farsa
ATTO I
SCENA 1
Sala interrogatori della centrale di polizia.
Locale squallido. Un tavolo e due sedie.
Joe Lametta siede alla sinistra e giochicchia con il pacchetto delle sigarette. L'Agente Grasso entra dalla porta sulla destra tenendo in mano un pacco di fogli.
AGENTE GRASSO
Non si può fumare qui.
JOE LAMETTA
Non sto fumando.
L'agente Grasso gli strappa di mano il pacchetto delle sigarette. Sbatte il pacco di fogli sul tavolo, si siede di fronte a Joe Lametta e si accende una delle sigarette che ha appena sottratto al suo prigioniero.
AGENTE GRASSO
Allora, Lametta, ti sei fatto beccare ancora. Cosa c'è?
Il lupo perde il pelo ma non il vizio?
JOE LAMETTA
Non ho fatto niente.
AGENTE GRASSO
Ti sei fatto beccare come un pollo. Cosa c'è, Lametta, hai perso il tocco? Stai invecchiando? (ride)
JOE LAMETTA
(alterato) Non ho fatto niente, ti dico.
AGENTE GRASSO
(rabbioso) Non dire cazzate! Abbiamo qui le prove! (indica il pacco di fogli sul tavolo)
Quell'articolo l'hai pubblicato tu.
JOE LAMETTA
Quale articolo?
AGENTE GRASSO
Quello in cui sputtani il figlio di Bossi.
JOE LAMETTA
(a parte) Ma di che c.... parla?
(realizza) Ah, quello in cui si rivela che il figliolo di Bossi ha mancato la maturità per la terza volta. Dici quello?
AGENTE GRASSO
Proprio quello.
JOE LAMETTA
Ma è tutto vero. Dov'è il problema?
AGENTE GRASSO
Non c'entra niente che sia vero o falso. Il fatto è che tu non puoi dirlo.
Non sei un Operatore della Comunicazione iscritto al Registro.
JOE LAMETTA
(mette la faccia tra le mani e parla tra sé) Che paese di merda!
Solo in questo paese di merda ed in Cina ci vuole l'autorizzazione prima di aprire bocca.
AGENTE GRASSO
Cosa dici?! Parla in modo che ti si senta!
JOE LAMETTA
Niente! Non stavo dicendo niente!
AGENTE GRASSO
Allora? Confessi o dobbiamo stare qui tutta la notte?
JOE LAMETTA
Non ho niente da confessare.
Quando è stato pubblicato quell'articolo?
AGENTE GRASSO
Lo sai benissimo.
JOE LAMETTA
No, non lo so.
Mi rispondi o dobbiamo giocarci la nottata su queste cazzate?
AGENTE GRASSO
(sbuffando) Ieri alle 15 e 27, ora locale.
JOE LAMETTA
(sorride e scuote la testa) Vedi, Grasso, sei il solito idiota.
Ieri pomeriggio io ero in aereo. Stavo rientrando da Bruxelles.
Non posso essere stato io a pubblicare quell'articolo a quell'ora.
Non c'è connessione dagli aerei in volo. Non ancora almeno.
AGENTE GRASSO
(controlla nervosamente i suoi fogli)
Non fare il furbo con me! Qui c'è il tuo indirizzo IP.
Sei stato tu.
JOE LAMETTA
(spalanca le braccia, sconsolato) Dài, Grasso, ce la puoi fare.
L'indirizzo IP identifica la macchina, non l'utente.
Qualcuno ha usato il mio PC dell'ufficio per pubblicare quell'articolo.
AGENTE GRASSO
(spegne la sigaretta e scatta in piedi, rabbioso. Si piazza a pochi centimetri dalla faccia di Joe Lametta e lo minaccia)
Non fare il furbo con me, ti ho detto! Io non ci casco nei tuoi trucchetti da quattro soldi!
JOE LAMETTA
(nasconde il viso tra le mani per qualche secondo, disperato, poi ricomincia a parlare.
Cerca di parlare a bassa voce e lentamente, come si fa coi bambini)
Come faccio a spiegartelo, Grasso? Sulle reti TCP/IP, l'indirizzo IP identifica la macchina.
Ogni macchina può avere più utenti.
Ogni singolo utente è identificato dalla sua coppia username/password.
AGENTE GRASSO
Non cercare di fregarmi, Lametta!
JOE LAMETTA
È così, ti dico!
L'indirizzo IP viene usato solo per rendere possibile il routing.
AGENTE GRASSO
Il cosa?!
JOE LAMETTA
Il routing! L'instradamento dei messaggi da un computer all'altro.
L'indirizzo IP è solo un artifizio tecnico, come il numero di telefono.
Tu non sei il tuo numero di telefono, vero?
AGENTE GRASSO
Già, ma tu rispondi al tuo numero, non è così, Lametta?
JOE LAMETTA
(scuote la testa, sconsolato)
Certo! Ma il mio telefono può essere usato da altre persone.
Capisci cosa voglio dire? Il mio numero identifica il telefono, non me.
Identifica il dispositivo, non l'utente.
AGENTE GRASSO
(si raddrizza di scatto e comincia a camminare per la stanza, nervoso)
Ma tu ti porti sempre il telefono in tasca. Rispondi sempre tu a quel numero. Non lo fai usare ad altri.
Quel numero è tuo! Tuo e soltanto tuo!
Una volta assegnato, tu e quel numero diventate una cosa sola.
Tu sei il numero ed il numero è te.
JOE LAMETTA
No, non è vero. Il mio numero può cambiare.
Io posso avere più numeri. Alcuni posso prenderli nuovi, altri posso buttarli via.
L'assegnazione è temporanea.
AGENTE GRASSO
Ed allora, cosa sarebbe che ti identifica?
JOE LAMETTA
Ma te l'ho appena detto: la mia coppia username e password.
O qualunque altra cosa si possa usare per l'autenticazione.
AGENTE GRASSO
Per la cosa?!
JOE LAMETTA
L'autenticazione. Il processo con cui un utente si lascia identificare e riconoscere dal sistema si chiama autenticazione.
Il login, insomma!
AGENTE GRASSO
(torna vicino a Joe Lametta e lo minaccia con un dito)
Tu stai cercando di fregarmi, Lametta, ma io non ci casco. Non questa volta.
JOE LAMETTA
(sorride, cercando di non ridere in faccia al minaccioso agente)
Grasso, perché non ti leggi un qualunque manuale di reti, allora?
AGENTE GRASSO
Io me ne frego dei vostri manuali! Non ce ne facciamo niente delle vostre menzogne!
(prende un foglio dal pacco e lo sbatte minacciosamente sotto il naso di Joe Lametta)
Qui abbiamo tutte le informazioni che ci servono. Lo vedi cosa dice?
JOE LAMETTA
(prende il foglio che l'Agente Grasso gli ha messo sotto il naso e legge a voce alta)
"L'indirizzo IP identifica univocamente l'utente. Ogni utente ha il suo indirizzo IP assegnato alla nascita. Ogni IP appartiene ad un solo utente."
(gira il foglio e lo esamina)
Ma chi è questo idiota?!
AGENTE GRASSO
Attento a come parli, Lametta. Quello è un testo scritto dal Ministro, di suo pugno.
JOE LAMETTA
(getta il foglio sul tavolo)
Non ne ho colpa io se vi governano dei deficienti!
AGENTE GRASSO
(si avventa su Joe Lametta e quasi lo colpisce)
Io ti faccio finire in galera! Ti sbatto dentro e butto via la chiave!
JOE LAMETTA
(si rende conto del pericolo e alza le mani in segno di resa)
OK, OK... stai calmo. Senti,è tutto molto più semplice di quello che sembra. Io ero in aereo ieri pomeriggio.
Ho il biglietto che lo dimostra. Possono confermarlo i tuoi colleghi dell'aeroporto.
Ci sono le riprese delle telecamere che mostrano la mia brutta faccia mentre attraverso le barriere.
Questa è la realtà. Non puoi farci niente.
AGENTE GRASSO
Lo vedremo!
(preme un pulsante e chiama il suo collega)
L'agente magro entra dalla porta.
AGENTE MAGRO
Comandi!
AGENTE GRASSO
Agente Magro! Chiama quelli dell'aeroporto.
Fatti dire se questo avanzo di galera ha oltrepassato le loro barriere di controllo ieri pomeriggio.
L'Agente Magro resta immobile
AGENTE GRASSO
Beh, che c'è? Non hai capito?
AGENTE MAGRO
No, ho capito benissimo. Abbiamo già controllato.
Lametta era su un aereo proveniente da Bruxelles ieri pomeriggio.
A quanto pare era andato al parlamento europeo a parlare male del suo paese.
Joe Lametta apre le braccia in segno di sollievo.
AGENTE GRASSO
(rivolto a Joe Lametta)
Non cantare vittoria te! Agente Magro, sloggia.
Lasciaci soli.
L'Agente Magro esce.
AGENTE GRASSO
Sei il solito furbacchione. Sei riuscito a cavartela anche questa volta!
JOE LAMETTA
Non prendertela! Prima o poi verrà eletta una persona competente al vostro ministero.
Magari qualcuno che non deve cercare le lettere una ad una sulla tastiera per scrivere un messaggio di posta.
L'Agente Grasso si siede e si prende il viso tra le mani. Resta così qualche secondo, poi scopre il viso e torna a parlare.
AGENTE GRASSO
Sono stanco di questi deficienti. Se tu solo sapessi quanto sono stanco...
Lo sai che casino ci hanno fatto fare per assegnare un IP diverso ad ogni utente?
JOE LAMETTA
Certo che lo so! Vi ho procurato io stesso i blocchi di indirizzi contigui che vi servivano.
C'è voluto il mercato nero per trovarli!
AGENTE GRASSO
Già... ed adesso si scopre che non serve a niente.
JOE LAMETTA
Noi abbiamo provato a dirvelo. Non c'era nessun bisogno di indirizzi fissi.
Si è sempre riusciti a risalire all'utente che usa un certo computer.
Ci si riusciva benissimo anche prima. Anche con gli IP assegnati dinamicamente.
Il problema è sempre stato solo quello di scoprire chi era davanti al computer nel momento in cui venivano impartiti certi comandi.
AGENTE GRASSO
Già... e questo come si fa a saperlo?
JOE LAMETTA
Ci sono mille modi... Telecamere di sorveglianza, sistemi di autenticazione forte...
AGENTE GRASSO
Cioè?
JOE LAMETTA
Smart Card, eToken... cose del genere. I mezzi non mancano.
Il problema è che non puoi pretendere di identificare l'utente al momento in cui si connette alla rete.
AGENTE GRASSO
Perché no?
JOE LAMETTA
Perchè così tutti, ma proprio tutti, saprebbero sempre chi è e cosa fa. Addio privacy.
Te l'immagini tua moglie che viene a sapere di tutti i tuoi filmatini con le minorenni?
AGENTE GRASSO
Piantala!
JOE LAMETTA
Dico sul serio! Noi tutti abbiamo qualcosa da nascondere.
AGENTE GRASSO
Ed allora, come si dovrebbe fare?
JOE LAMETTA
Come si faceva prima. Bastava ed avanzava la tecnica che si è sempre usata.
Si traccia qualcuno quando c'è un vero motivo per farlo e solo sotto mandato di un giudice.
Dai tracciamenti di massa abbiamo tutti qualcosa da perdere.
AGENTE GRASSO
E gli eToken? Le Smart Card?
JOE LAMETTA
Quelli è meglio usarli per autenticare l'utente a livello di singolo server, quando c'è bisogno di farlo.
AGENTE GRASSO
Ad esempio?
JOE LAMETTA
Ad esempio il server della tua banca.
L'Agente Grasso annuisce in silenzio. Si alza lentamente dalla sedia, raccoglie le sue carte e si avvicina alla porta. La apre e fa cenno a Joe Lametta di andarsene.
AGENTE GRASSO
Sloggia, Joe. Ti è andata bene anche questa volta.
Alessandro Bottoni
PS: Il testo teatrale è stato scritto con Celtx. Il progetto Celtx "Joe Lametta sulla griglia" è disponibile online sul server "Project Central" di Celtx a questo indirizzo.
Ho recensito Celtx su GNU Linux Magazine qualche mese fa.
giovedì 4 dicembre 2008
Povera sinistra
Comunque, il vero problema di tutto questo caos resta, rimane, non è altro che questa penosa sinistra italiana. Le ultime elezioni politiche avevano risolto un problema all'homo veltronianus: lo avevano liberato della sinistra ideologizzata, quella che davvero dice sempre la cosa giusta, ma che purtroppo ha perso ogni contatto con la realtà, anteponendo filosofici ideali, alcuni dei quali anche anacronistici, ai problemi concreti della gente. Il condottiero romano della sinistra centrista poteva dimostrare che in quel lato del parlamento c'è ancora concretezza, che lì si capiscono i problemi dell'uomo comune, aveva fin lanciato la splendida idea del "governo ombra" che all'estero, dove fanno e non cincischiano, conta veramente qualcosa. E invece?
Veltroni e co. non sanno dove battere la testa, passano il tempo a litigare fra di loro, sono già preoccupati per la poltrona a quattro anni dalle prossime elezioni (Chaplin non avrebbe mai trovato un copione più divertente della questione Villari). Rimanendo coerenti col passato hanno un solo, unico, inossidabile argomento che li unisce tutti contro la destra di governo: il conflitto di interesse di Silvio Berlusconi. Dimostrazione ne è il fatto che mentre il ministro Giulio Tremonti si affanna a distruggere per l'ennesima volta l'economia italiana per affrontare la più orrenda crisi economica mondiale dai tempi del "venerdì nero di Wall street", Brancaveltrone e la sua compagnia di sbandati sbagliano ancora una volta la mira dimenticandosi dei cittadini. Esempio lampante la vicenda Sky.
I leader della comunità internazionale si affannano in proclami in cui si pongono le energie rinnovabili come antidoto della crisi, varano politiche ecosostenibili. In Italia, invece, proprio nel paese con più sole d'Europa ma anche quello con meno pannelli solari, il governo toglie i contributi agli investimenti ecosostenibili e sta benedetta sinistra non se ne accorge. Il grande problema dell'Italia non è l'arretratezza della sua ricerca, non è l'arretratezza della sua produzione energetica, non è l'arretratezza del suo sistema burocratico: il vero problema dell'Italia è il conflitto di interessi di Silvio Berlusconi.
Caro Walter siete senza speranza e senza idee. Prodi poteva risolvere il problema "conflitto di interesse" e non l'ha fatto; poteva risolverlo D'Alema, e non l'ha fatto. Non l'avete fatto perché non sapendo cosa dire vi ancorate ad un argomento politico "sacrosanto" che però, ormai, puzza di marcio per quanto lo avete bagnato con i vostri inutili piagnistei.
Non resta che rassegnarci ad almeno 15 anni di dittatura berlusconiana, con l'incubo incipiente di vedere il maledetto al Quirinale.
Qualcosa si muove in quel di Torino, per mano di un uomo che è diventato sindaco quasi per sbaglio ed ha dimostrato di saperlo fare meglio di tanti altri. Ma lo hanno già messo da parte una volta e forse lo faranno ancora.
mercoledì 3 dicembre 2008
A morte i finocchi
giovedì 27 novembre 2008
Chi trae vantaggio dal terrorismo islamico?
Chi c'è dietro a questa strage? Il "terrorismo islamico", hanno detto i commentatori della prima ora. Chi ci guadagna da questa strage, tanto stupida quanto inutile?
Allora, i fautori materiali un centinaio di vergini, una più una meno, notizia ancora da confermare per mancanza di testimoni. La maggior parte di quelli che ci hanno provato sono esplosi in mille pezzi, quindi non possono resuscitare per fornire prove o argomentazioni a favore di questa tesi.
I capi cellula, se non hanno ritenuto di dover partecipare anche loro alla grande "festa", sanno che per loro le vergini saranno molte di più, perché per ogni pirla che spediscono a farsi saltare per aria, loro prendono una percentuale, in perfetto stile piramidale importato dall'occidente. Probabilmente ci guadagnano anche un bel appartamento in centro visto che il buco nel quale hanno pianificato la strage è ormai "bruciato".
I mandanti, generalmente affiliati a servizi deviati di stati islamici o a qualche cartello del petrolio, ci guadagnano un po' di confusione, che è sempre cosa buona per giustificare qualche soldato in più nelle strade e qualche aumento nel prezzo del petrolio (che in questi giorni è tornato ad essere troppo basso).
In cima alla catena ci sono loro: magnati delle armi, magnati della sicurezza, magnati della finanza creativa, che da ogni crisi ci guadagnano miliardi e possono comprarsi (concretamente) tutte le vergini e non vergini che vogliono. Possono addirittura "rifare" le vergini: i soldi non sono un problema. Strano però: gli unici che ci guadagnano veramente dal terrorismo islamico sono quegli occidentali che passano il tempo a fottere la gente comune con crisi della borsa, crisi dei mutui, crisi delle banche, terrorismo nero, terrorismo rosso, terrorismo arcobaleno.
Sembrerò ripetitivo, scontato, puzzerò di già detto, ma questo scontro di civiltà assomiglia tanto a una lotta di classe.
200 miliardi: quasi la metà li mette l'Italia
venerdì 21 novembre 2008
Sfogo dello scaricatore
"Scarico, da sempre, sempre. Dagli anni 70, quando scaricavo ore di musica dalla radio su tantissime cassette numerate e ben catalogate. Ho scaricato intere discografie al Liceo, da compagni di scuola che mettevano a disposizione chi Branduardi, chi De Andrè. Tutto finiva su cassetta, ma le cose importanti anche su bobine di un mitico Revox. Migliore qualità, se possibile, anche allora.
Ho scaricato centinaia di film dalla Televisione, soprattutto quando le cose migliori le trasmettono ad ore impossibili ed il videoregistratore diventò per chi ama il cinema uno strumento indispensabile per crearsi un piccolo archivio di chicche da rivedere con gli amici o in solitaria passione notturna.
Poi le tecnologie sono cambiate, e la radio ho cominciato a scaricarla nel computer, su file da masterizzare e conservare. Anche i vecchi vinili sono finiti riscaricati su CD, per far spazio e per garantirne un ascolto anche quando i giradischi non si troveranno più.
Scarico, e scaricherò, ed ho sempre continuato a comprare dischi, cd, film e ad andare al cinema e a concerti, perché mai dovrei sostituire un piacere con un altro se posso averli entrambi? Non mi sono mai sentito un ladro, ho letto tanti interventi su questo ed altri siti, ho visto centinaia di spot come tutti, anche se trovo demenziale il fatto che gli avvisi anti-pirateria li facciano al cinema e sui dvd originali, e li vedo quindi soltanto quando compro e pago, ma non ci sono mica sulle versioni piratate dei film. Ovviamente.
Le tecnologie son cambiate di nuovo, e oggi basta entrare in un grande centro commerciale per capire che c'è banda per tutti (o quasi), hard disk multimediali da collegare alla TV, e infiniti supporti mobili e non per gestire musica, e film. MP3 non è certo sinonimo di pirateria, ma se le statistiche parlano chiaro sui milioni di iPod e simili nelle tasche di milioni di appassionati non ci sono certo soltanto i brani acquistati on line.
Ora, come allora, scarico per me solo, senza guadagnare nulla e senza per questo modificare il solito, piccolo budget nella mia spesa mensile dedicata al divertimento e agli hobby. Una piccola parte di un modesto stipendio da operaio imbollinato a mille euro al mese.
Non sono un economista, ma cerco di spiegarmi: ho sempre speso il 10 per cento del mio stipendio per cinema, dischi, e svago in generale. Sia quando guadagnavo un milione al mese, che quando ne guadagnavo di più. Da minorenne non era proprio un decimo della paghetta ad essere sacrificato ma molto di più, ma si sa da giovani si fa qualche eccezione. In ogni caso la spesa era quella, prefissata, con un limite.
In casa, nel frattempo, scaricavo dal 1975 in poi, nei modi appena descritti. Oggi ho la parete dei VHS, quella dei CD, un po di vinili non ancora riversati, e tanti hard disk con musica e film collegati allo stereo e al televisore. Per me solo, privato piacere.
In che modo avrei danneggiato l'industria del disco, e del cinema, se comunque più di quel 10% non ho mai voluto e potuto spendere? Come si fa a calcolare un mancato guadagno? Se dovessi pagare tutti i film che vedo (o che registro, o che scarico da chi li registra, che differenza fa?) avrei bisogno di ben altri stipendi, ma il mio lo faccio pagando già equo compenso sui supporti, canone televisivo, maggiorazioni su tutti gli strumenti di masterizzazione e registrazione.
A volte penso all'Industria e so che l'Amo, perchè sforna capolavori e anche altre cose meno gustose ma sempre godibili. L'amo perchè la sostengo in tanti modi, l'amo perchè catalogo e curo i suoi prodotti e me lo godo, e li compro quando meritano.
Ma se io l'amo tanto, perchè l'Industria è sempre così arrabbiata con me?
Più di tanto non posso dargli, ma il mio amore è sincero.
Facciamo pace, perchè al mio archivio non voglio rinunciare e siamo troppo adulti entrambi per scene pietose come la restituzione dei regali dopo una litigata.
Ricominciamo il rapporto in un modo nuovo se vuoi, ma nel frattempo non trattarmi come un malandrino: esisti anche grazie a me, e se io sparisco tu sparisci.
E questo non è bello per nessuno dei due, tesoro.
Anonimo scaricatore"
martedì 11 novembre 2008
Storie d'Alaska
Speriamo che in quel momento il signore sia distratto e lei segua le orme di un orso polare fin dentro la sua grotta.
mercoledì 5 novembre 2008
Obama presidente. Gasparri: "Al Qaeda ora forse è più contenta"
Togliete di mezzo quel tappeto di Wookiee
Quest'uomo è un genio. Mentre guardavo il video mi sono venute lacrime di commozione e gioia agli occhi. Certo, queste mie parole hanno un senso solo per chi è nato tra gli anni '70 e gli anni '80 e per tutta la sua giovinezza ha desiderato di fare l'archeologo viaggiando a bordo del Millenium Falcon con uno strano alieno dalle dita luminose come compagno di viaggio.
giovedì 30 ottobre 2008
In Italia "non" viviamo una deriva fascista. Beato chi ci crede
Caschi, passamontagna e bastoni. E quando passa Cossiga
un anziano docente urla: "Contento ora?"
Un camion carico di spranghe
e in piazza Navona è stato il caos
La rabbia di una prof: quelli picchiavano e gli agenti zitti
di CURZIO MALTESE
Un camion carico di spranghe e in piazza Navona è stato il caos
Gli scontri di ieri a Roma
AVEVA l'aria di una mattina tranquilla nel centro di Roma. Nulla a che vedere con gli anni Settanta. Negozi aperti, comitive di turisti, il mercatino di Campo dè Fiori colmo di gente. Certo, c'era la manifestazione degli studenti a bloccare il traffico. "Ma ormai siamo abituati, va avanti da due settimane" sospira un vigile. Alle 11 si sentono le urla, in pochi minuti un'onda di ragazzini in fuga da Piazza Navona invade le bancarelle di Campo dè Fiori. Sono piccoli, quattordici anni al massimo, spaventati, paonazzi.
Davanti al Senato è partita la prima carica degli studenti di destra. Sono arrivati con un camion carico di spranghe e bastoni, misteriosamente ignorato dai cordoni di polizia. Si sono messi alla testa del corteo, menando cinghiate e bastonate intorno. Circondano un ragazzino di tredici o quattordici anni e lo riempiono di mazzate. La polizia, a due passi, non si muove.
Sono una sessantina, hanno caschi e passamontagna, lunghi e grossi bastoni, spesso manici di picconi, ricoperti di adesivo nero e avvolti nei tricolori. Urlano "Duce, duce". "La scuola è bonificata". Dicono di essere studenti del Blocco Studentesco, un piccolo movimento di destra. Hanno fra i venti e i trent'anni, ma quello che ha l'aria di essere il capo è uno sulla quarantina, con un berretto da baseball. Sono ben organizzati, da gruppo paramilitare, attaccano a ondate. Un'altra carica colpisce un gruppo di liceali del Virgilio, del liceo artistico De Chirico e dell'università di Roma Tre. Un ragazzino di un istituto tecnico, Alessandro, viene colpito alla testa, cade e gli tirano calci. "Basta, basta, andiamo dalla polizia!" dicono le professoresse.
Seguo il drappello che si dirige davanti al Senato e incontra il funzionario capo. "Non potete stare fermi mentre picchiano i miei studenti!" protesta una signora coi capelli bianchi. Una studentessa alza la voce: "E ditelo che li proteggete, che volete gli scontri!". Il funzionario urla: "Impara l'educazione, bambina!". La professoressa incalza: "Fate il vostro mestiere, fermate i violenti". Risposta del funzionario: "Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra". C'è un'insurrezione del drappello: "Di sinistra? Con le svastiche?". La professoressa coi capelli bianchi esibisce un grande crocifisso che porta al collo: "Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non ho mai visto un'azione di violenza da parte dei miei studenti. C'è gente con le spranghe che picchia ragazzi indifesi. Che c'entra se sono di destra o di sinistra? È un reato e voi dovete intervenire".
Il funzionario nel frattempo ha adocchiato una telecamera e il taccuino: "Io non ho mai detto: quelli sono di sinistra". Monica, studentessa di Roma Tre: "Ma l'hanno appena sentito tutti! Chi crede d'essere, Berlusconi?". "Lo vede come rispondono?" mi dice Laura, di Economia. "Vogliono fare passare l'equazione studenti uguali facinorosi di sinistra". La professoressa si chiama Rosa Raciti, insegna al liceo artistico De Chirico, è angosciata: "Mi sento responsabile. Non volevo venire, poi gli studenti mi hanno chiesto di accompagnarli. Massì, ho detto scherzando, che voi non sapete nemmeno dov'è il Senato. Mi sembravano una buona cosa, finalmente parlano di problemi seri. Molti non erano mai stati in una manifestazione, mi sembrava un battesimo civile. Altro che civile! Era stato un corteo allegro, pacifico, finché non sono arrivati quelli con i caschi e i bastoni. Sotto gli occhi della polizia. Una cosa da far vomitare. Dovete scriverlo. Anche se, dico la verità, se non l'avessi visto, ma soltanto letto sul giornale, non ci avrei mai creduto".
Alle undici e tre quarti partono altre urla davanti al Senato. Sta uscendo Francesco Cossiga. "È contento, eh?" gli urla in faccia un anziano professore. Lunedì scorso, il presidente emerito aveva dato la linea, in un intervista al Quotidiano Nazionale: "Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno (...) Infiltrare il movimento con agenti pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto della polizia. Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti all'ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i docenti che li fomentano. Magari non gli anziani, ma le maestre ragazzine sì".
È quasi mezzogiorno, una ventina di caschi neri rimane isolata dagli altri, negli scontri. Per riunirsi ai camerati compie un'azione singolare, esce dal lato di piazza Navona, attraversa bastoni alla mano il cordone di polizia, indisturbato, e rientra in piazza da via Agonale. Decido di seguirli ma vengo fermato da un poliziotto. "Lei dove va?". Realizzo di essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto. Mentre controlla il tesserino da giornalista, osservo che sono appena passati in venti. La battuta del poliziotto è memorabile: "Non li abbiamo notati".
Dal gruppo dei funzionari parte un segnale. Un poliziotto fa a un altro: "Arrivano quei pezzi di merda di comunisti!". L'altro risponde: "Allora si va in piazza a proteggere i nostri?". "Sì, ma non subito". Passa il vice questore: "Poche chiacchiere, giù le visiere!". Calano le visiere e aspettano. Cinque minuti. Cinque minuti in cui in piazza accade il finimondo. Un gruppo di quattrocento di sinistra, misto di studenti della Sapienza e gente dei centri sociali, irrompe in piazza Navona e si dirige contro il manipolo di Blocco Studentesco, concentrato in fondo alla piazza. Nel percorso prendono le sedie e i tavolini dei bar, che abbassano le saracinesche, e li scagliano contro quelli di destra.
Soltanto a questo punto, dopo cinque minuti di botte, e cinque minuti di scontri non sono pochi, s'affaccia la polizia. Fa cordone intorno ai sessanta di Blocco Studentesco, respinge l'assalto degli studenti di sinistra. Alla fine ferma una quindicina di neofascisti, che stavano riprendendo a sprangare i ragazzi a tiro. Un gruppo di studenti s'avvicina ai poliziotti per chiedere ragione dello strano comportamento. Hanno le braccia alzate, non hanno né caschi né bottiglie. Il primo studente, Stefano, uno dell'Onda di scienze politiche, viene colpito con una manganellata alla nuca (finirà in ospedale) e la pacifica protesta si ritrae.
A mezzogiorno e mezzo sul campo di battaglia sono rimasti due ragazzini con la testa fra le mani, sporche di sangue, sedie sfasciate, un tavolino zoppo e un grande Pinocchio di legno senza più una gamba, preso dalla vetrina di un negozio di giocattoli e usato come arma. Duccio, uno studente di Fisica che ho conosciuto all'occupazione, s'aggira teso alla ricerca del fratello più piccolo. "Mi sa che è finita, oggi è finita. E se non oggi, domani. Hai voglia a organizzare proteste pacifiche, a farti venire idee, le lezioni in piazza, le fiaccolate, i sit in da figli dei fiori. Hai voglia a rifiutare le strumentalizzazioni politiche, a voler ragionare sulle cose concrete. Da stasera ai telegiornali si parlerà soltanto degli incidenti, giorno dopo giorno passerà l'idea che comunque gli studenti vogliono il casino. È il metodo Cossiga. Ci stanno fottendo".
(30 ottobre 2008)
martedì 30 settembre 2008
giovedì 11 settembre 2008
Risposte
La chiesa invece la risposta ce l'ha già: "perché sì". Quindi perché preoccuparsi tanto del progresso scientifico.
venerdì 5 settembre 2008
Large Hadron Rap
Il 10 settembre 2008 il mondo scomparirà, per alcuni, sarà una data fondamentale per la ricerca scientifica, per altri. Quello che è certo è che il "dottor male", i ricercatori del Cern alla ricerca della "particella di dio" che rappano per spiegare il loro esperimento, non è mai stato così simpatico, tantomeno intonato.
martedì 2 settembre 2008
Bluetooth per tutt
Cammini per strada, ti muovi con la macchina, corri con la bicicletta e, intorno a te, noti una moltitudine di persone con il famigerato mini-elettrodomestico a onde radio infilato nell'orecchio.
Tutto ok finché si tratta di gente alla guida, senza dubbio l'assenza di fili ha incentivato l'utilizzo dell'auricolare diminuendo il numero di coloro che sfrecciano fra automobili e pedoni con il loro bolide e tengono il cellulare in una mano e la sigaretta nell'altra: mi chiedo con cosa tengano il volante.
Questo fantastico oggetto ha semplificato la vita ai corrieri, gente che corre da un domicilio all'altro e passa metà della propria esistenza alla guida e l'altra metà con uno scatolone in mano. Immagino che per il tipo di lavoro che fanno telefonino anche molto: si capisce dunque l'eterna presenza dell'auricolare ficcato nel padiglione auricolare.
Ammetto invece di pormi domande sconcertanti quando vedo il tizio che passeggia davanti alle vetrine con la moglie e tiene il "blutut" nell'orecchio. Lo osservo meglio: tiene le mani nelle tasche degli abbondanti shorts estivi, ha le ciabatte ai piedi e la canotta da "oggi non ho voglia di fare niente". Eppure dev'essere un business man estremamente impegnato visto l'elevato numero di telefonate all'ora che riceve tale da giustificare la presenza del cancerogeno oggetto a qualche centimetro dal suo timpano.
Poi però ne vedo un altro, e un altro ancora e, alla faccia della crisi, mi convinco che l'Italia sia diventata finalmente un paese di business man ultra impegnati, altro che i fannulloni di Brunetta.
Continuando il giro mi imbatto anche nella ragazza italiana, rumena, russa, non importa, che, in forze a un'impresa di pulizie, sta pulendo l'ingresso di un palazzo. Sono combattuto: non capisco se il blutut all'orecchio le serve per comunicare con la sua collega all'ultimo piano e scambiarsi repentini e continuativi consigli sul detersivo da usare o se le serve per ricevere costanti aggiornamenti dal suo agente di borsa che ha investito i risparmi della giovane in azioni di aziende produtrici di sapone.
Momento per me topico è stato, però, quello in cui, all'interno di un ufficio, mi sono trovato davanti a un "blutut collegato" seduto alla propria scrivania e col telefono fisso sotto il suo naso. Misteri delle telecomunicazioni.
Quello che è certo è che siamo un popolo molto insicuro è abbiamo una continua necessità di trovare simboli ai quali ancorarci. Non so cosa passi nella testa del "blutut maniaco", posso solo immaginarlo. Sicuramente desidera sfoggiare un oggetto alla moda (trendy per chi non avesse capito). Forse gioca davvero a fare la guardia del corpo, per darsi un ruolo, per autoconferirsi una certa importanza, dimenticando che la persona importante è quella che ha bisogno della guardia del corpo, persona notoriamente senza cellulare perché c'è chi telefona per lei, e non la guardia del corpo stessa. O forse è solo una persona che si sente sola, perché non riesce più a comunicare "davvero" con la moglie che guarda le vetrine, o perché non sopporta le colleghe che fanno le pulizie con lei o i colleghi dell'ufficio, e allora è lì che attende, speranzosa, e quell'oggetto senza fili infilato nell'orecchio è il suo disperato grido di aiuto: "chiamatemi, ho davvero bisogno di parlare con qualcuno!".
lunedì 1 settembre 2008
Americans are NOT stupid
Lo so, postare questo video è pura demagogia. Però mi ha fatto fare qualche risata.... amara.... giusto per non piangere. Vorrei fare le stesse domande alla gente in strada qui in Italia.
lunedì 28 luglio 2008
Giù la maschera
E intanto Bertinotti ci dimostra ancora una volta che Rifondazione sta bene lì dove sta, fuori dal parlamento. "Dobbiamo tornare nelle fabbriche" ha detto. Bene, prepariamoci a vedere i compagni salire sulla corriera per andare in Cina, o nella più vicina Polonia, o in Romania. Caro Fausto, non siete ancora riusciti a capire che il vostro elettorato odierno, quello che dovete strappare alle spire della triade Mediaset, lavora nei call center, lavora nelle onnipresenti strutture piramidali, lavora con contratti di formazione, stage e tirocini vari nelle aziende che "producono" servizi: gli operai italiani sono quasi estinti. Va beh: prepariamoci a 15 anni di governo Berlusconi.
giovedì 24 luglio 2008
Utili inutili
Uno dei maggiori problemi dell'odierno giornalismo sono l'abbondanza di notizie e la mancanza di giornalisti. Poi succede che tutte le redazioni d'Italia caschino come pollame sulla notizie del vecchietto che ruba il pane a Cagliari perché nessuno ha avuto il tempo di "verificare" la notizia. Ma allora, io non sono un economista e a volte trovo che fare i conti della serva sia comunque un modo valido per avere chiari certi concetti, se il gruppo L'Espresso ha fatto tutto questo utile, perché non assume qualche giornalista in più?
mercoledì 23 luglio 2008
Where The Hell Is Matt? He's Here!!!
Uomo sulla sedia elettrica
Questa è una nuova attrazione dell'idroscalo di Milano. Si chiama "guarda la morte e sghignazza come un decerebrato". Inquietanti l'adulto e poi il bambino che ridono quando il manichino finisce stecchito. Se questo non è medioevo spiegatemi allora cos'è.
martedì 22 luglio 2008
Provate a non ridere
Questo video lo rubo a Happy blog. Visto che da ste parti parlo sempre di ciò che non mi piace del mondo, questa volta pubblichiamo quello che mi piace. Provate a non ridere.
martedì 15 luglio 2008
lunedì 14 luglio 2008
La fine del capitalismo?
giovedì 10 luglio 2008
Lì da qualche parte
mercoledì 9 luglio 2008
Una brava ragazza
lunedì 23 giugno 2008
Where the Hell is Matt? (2008)
La domanda sorge spontanea. Matt Harding, il tizio che vedete ballare in ogni singola scena di questo video, quanto tempo libero ha a sua disposizione, senza soffermarci sul fatto che viaggiare così tanto costa (ma noi non vogliamo essere così gretti)?
martedì 17 giugno 2008
La giustizia non è uguale per tutti
mercoledì 21 maggio 2008
Paura del silenzio?
Da La Stampa di oggi. Credo che se Gramellini fosse nato in un altro paese non avrebbe tanto materiale sul quale lavorare. Un brutt’applauso Massimo Gramellini | |
Dei tre minuti di silenzio osservati dai cinesi per le vittime del terremoto colpiva soprattutto una cosa: il silenzio. Nelle immagini televisive nulla sembrava poter distogliere dal loro rigore quei corpi immobili e quelle labbra serrate. Un miliardo e trecentomila persone capaci di tenere la bocca chiusa e le mani ferme per tre minuti (il totale fa 7415 anni di silenzio: praticamente un’era glaciale). Il confronto con i funerali della ragazza di Niscemi assassinata dai coetanei non avrebbe potuto essere più deprimente. Applausi scroscianti alla bara, persino durante l’esecuzione del «Silenzio» da parte di un trombettiere. L’applauso in chiesa o durante le commemorazioni negli stadi è un segnale drammatico di decadenza, tanto più perché pochi sembrano darvi peso. E’ figlio della maleducazione televisiva ed esprime l’ansia di riempire un vuoto. Nelle civiltà in declino ha perso il significato originario di approvazione ed è diventato il modo di comunicare agli altri la propria esistenza. Si applaudono i morti per sentirsi vivi, senza esserlo davvero: solo dei morti viventi, infatti, possono avere tanta paura del silenzio, che li costringe a sintonizzarsi con la parte più profonda di se stessi. Ma il ribaltamento degli impulsi naturali ha trasformato il silenzio in un segnale di freddezza e l’applauso in una forma di partecipazione. I cinesi cominceranno a perdere colpi il giorno in cui scopriranno che muovere le mani e la bocca è un ottimo sistema per mettere a tacere il cuore. |
giovedì 15 maggio 2008
Marcia su Roma
Pur avendo indossato l'abito da pecorella in quel di Fiuggi, il leader di Alleanza Nazionale ha pensato bene, prima di dire che bruciare bandiere in piazza è un gesto peggiore di quello di un branco di neonazisti che uccidono a pugni un ragazzo di Verona; poi, ieri, quando alla Camera il deputato Antonio Di Pietro chiedeva ordine mentre dai banchi della destra si sollevavano insulti e fischi, ha pensato di rammentarci tristi episodi del passato, (qualcuno ha detto Matteotti?), ammonendo il deputato dicendogli che il caos in aula dipende da quello che si dice.
Il prossimo svarione del nuovo Presidente della Camera sarà la proclamazione del Pdl "partito unico"?
mercoledì 7 maggio 2008
Il vero problema è un videogioco
Cari Baldini e Fiorello,
mercoledì 23 aprile 2008
"Sono un cattolico: l'aborto è un errore"
Nella stessa pagina c'è un'intervista al medico Andrea Natale della clinica Macedonio Melloni che dice: "Sono cattolico, l'aborto è un errore". Egr. dott. Natale, non le voglio domandare cosa pensa del diritto di ogni donna (e vorrei aggiungere del suo compagno, fidanzato, marito) di decidere del destino di un feto. Le voglio domandare, visto che lei afferma di essere obiettore perché cattolico: se va in chiesa tutte le domenica; se ha evitato il sesso prematrimoniale; se fa sesso solo con l'intento di concepire; se ha sempre evitato di utilizzare anticoncezionali; se in vita sua ha mai rubato una caramella; se ha mai desiderato la donna d'altri.... Potrei aggiungerne tante altre, ma se ha sgarrato in un paio di queste, visto che lei è cattolico, non le basterà fare l'obiettore sull'aborto per evitare l'Inferno.
venerdì 11 aprile 2008
Se gli italiani imparassero a leggere tra le righe
"Tutta la quinta campagna di Berlusconi è vissuta su questo esibire la fatica, quasi il dolore di dover ancora correre per Palazzo Chigi: il "sacrificio", la "grave responsabilità sulle spalle". E' vero che l'ha sempre detto, fin dalla discesa in campo ("Ho deciso di bere l'amaro calice"), ma col sorriso sulle labbra. Stavolta il Cavaliere ha invece la faccia di chi ci crede davvero.
Non stiamo a far questioni sull'implicita offesa arrecata al popolo italiano da un candidato premier che, al posto di essere onorato, si sente avviato a una condanna. Non è il nostro un paese da cogliere tali sfumature".
giovedì 3 aprile 2008
Intercettazioni sacrosante
mercoledì 2 aprile 2008
Strisce pedonali
giovedì 27 marzo 2008
martedì 25 marzo 2008
Import/Export
venerdì 21 marzo 2008
Fratelli d'Italia
EVVIVA L'ITALIA 2 - Oggi su "La Repubblica" c'è la notizia, come su altri giornali, della chiusura del noto locale vipparolo Hollywood di Milano. Violazione delle norme di sicurezza la motivazione. Ciò che mi ha colpito è stata la reazione, questa riportata solo sul quotidiano di Eugenio Scalfari, del Dj Ringo, per 20 anni "giradischi" della discoteca: "Troppo severi, è così dappertutto". Insomma, tutti violano la legge, perché punire solo l'Hollywood? Caro Ringo io ti rispondo: violano la legge? Chiudiamoli tutti visto che prima o poi ci scapperà il morto.
EVVIVA L'ITALIA 3 - Ieri sera il mio amico gandwolf mi racconta di un suo amico che si lamentava per una multa presa: "Ho parcheggiato il Suv sulle aiuole ma non davo fastidio a nessuno. I vigili sono tutti dei bastardi, multano solo per fare cassa". Vai a fargli capire, a lui e alle centinaia di migliaia come lui, che i vigili non multano per fare cassa ma per far rispettare civili regole di convivenza comune. No comment.
mercoledì 19 marzo 2008
Tedeschi bella gente
Preti che ragionano con la propria testa
Si parla di aborti clandestini, del caso del medico suicida a Genova, e naturalmente la Chiesa di Roma reagisce col suo solito fare: «Ciò che è accaduto è la conseguenza di una mentalità abortista senza confini, che non accetta nemmeno i limiti della legge» dice da Roma monsignor Giuseppe Betori. «Mi fa molto male - prosegue Betori - leggere editoriali che attribuiscono le responsabilità alle posizioni anti-abortiste e all’obiezione di coscienza».
Questo inquisitore moderno propone addirittura il ritorno alla ruote degli esposti, perché è meglio riempire le strade, ma soprattutto gli orfanotrofi cattolici, di "figli di mignotta", dal latino mater ignota, piuttosto che raschiare via qualche cellula senza anima (atto affrontato dalla maggior parte delle donne come un grande dramma, e non come la deglutizione di un digestivo come pensa il chierico qui sopra).
A Roma risponde dunque Don Gallo: il prete fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto, gli risponde a muso duro: «La Chiesa è responsabile della non educazione sessuale. Buttiamo via pregiudizi e ipocrisie e chiediamoci: chi l’ha creato questo clima?».
Da oltre 40 anni don Gallo passa le notti accanto agli ultimi. «Ero per strada prima della 194 e dopo. Conosco molto bene il problema e dico che bisogna tener conto della realtà in cui viviamo. Certo c’è il materialismo, l’edonismo umano, ma stiamo attenti perché ci sono anche tante tragedie dietro la scelta di interrompere una gravidanza». Come quelle delle prostitute che lui stesso ha accompagnato ad abortire.
Don Andrea Gallo rifiuta la parola aborto perché «le sono stati dati connotati troppo dispregiativi: l’ultimo documento della congregazione della famiglia parla addirittura di omicidio e di assassinio, partendo dal principio, ancora scientificamente non assodato, che si è persona dal momento del concepimento. Ecco perché da anni, con il mio direttore spirituale di cui non posso fare il nome, io parlo di ’’maternità indesiderate’’».
«Nessuno - prosegue Don Gallo - può impedire alla Chiesa di affermare i suoi principi ma non per questo la Chiesa deve agire come un carro armato». «Sembra che al di fuori dell’etica cattolica non possa esistere alcuna etica, questo non può reggere. Io cerco sempre di proporre la nostra morale, quella della Chiesa, ma sempre nel rispetto di tutti. Come prete cattolico ascolto. Nella nostra Santa Madre Chiesa, che io amo perché è la mia casa, e non me ne andrò finché non mi cacceranno, il principio della libertà personale è una cosa certa. Chi dice il contrario è eretico. E ricordiamoci che al centro di tutto rimane il principio dell’autodeterminazione della donna». Quanto ai medici obiettori, «non sono medici completi, non danno al paziente una risposta completa. Io capisco il dramma del dottor Rossi. Si è trovato di fronte a situazioni molto difficili».
Don Gallo mi ha colpito molto quando accusa la Chiesa romana di cercare di imporre la propria etica come unica etica possibile, opponendo a questo atteggiamento la sua più civile "proposta" di una visione cristiana del mondo. Anzi, contrariamente a quanto sostenuto dai Torquemada di ogni epoca storica, Don Gallo accusa di eresia proprio questi "impositori", questi figuri convinti di essere portatori, senza ombra di dubbio, della verità universale. Penso proprio che Cristo in questo momento non sarebbe seduto su uno scranno romano a sputare sentenze sulle disgrazie altrui, ma sarebbe in strada, tra i vicoli più puzzolenti e malfamati del porto vecchio di Genova, al fianco di una prostituta che ha bisogno di conforto per affrontare una scelta durissima, al fianco di una ragazza che è stata stuprata e che ora porta in grembo lo sporco di quella violenza che le ha cambiato l'esistenza, vicino a una giovane donna, che guadagna 400 euro al mese con piccoli lavori, che non potrebbe donare nulla a suo figlio, se non una vita di freddo, angoscia, disperazione.
Insomma, Don Gallo è l'ennesima dimostrazione che non si deve mai fare di tutta l'erba un fascio, e io sto con lui, perché possa far trionfare la comprensione contro i muri dell'intolleranza.
martedì 4 marzo 2008
lunedì 3 marzo 2008
Elio e le Storie Tese: Largo al Factotum Festival 2008
Non so cosa dire. San Remo ormai è affondato, e cosa ci vuole per ascoltare qualcosa di interessante? Gli Elii naturalmente! Penso che questa sia la cosa migliore che si sia vista quet'anno al festival, dopo il festival ovvio. Già l'entrata da alieni è da manuale, Mangoni sullo sfondo impagabile, il saluto finale al mitico Paolo "Feiez" Panigada da groppo allo stomaco. Musica e canto? Beh, lascio giudicare a voi.
lunedì 18 febbraio 2008
venerdì 15 febbraio 2008
Quando l'immigrazione è bella
La multietnicità di questo mini-corteo avviato verso una scuola altrettanto multietnica ha liberato per un momento la mia mente dalla cronaca quotidiana, dal magrebino spacciatore all'albanese sfuttatore, dal keniota stupratore al rumeno topo d'appartamento. Ho ripensato a quello di cui son convinto da sempre: l'immigrazione non è tutta un male e non tutti gli immigrati sono delinquenti, anzi. Insieme ai galeotti extracomunitari ci saranno sempre i galeotti italiani, indiscutibile che i primi, almeno a breve termine, saranno sempre di più, perché sono loro, adesso, la fascia più debole della nostra società. Purtroppo la povertà, se non è supportata da cultura e morale, quasi sempre sfocia nella delinquenza, vale anche per gli italiani.
Un altro pensiero che ho avuto è stato proprio per quei bambini multicolori che mi passavano davanti. Quando io frequentavo la loro scuola, nelle vicinanze c'era un campo zingari e, com'è naturale che faccia una società civile, i bambini del campo venivano portati in classe con noi. Lo ammetto, la convivenza non era facile: innanzitutto eravamo pieni di preconcetti, ahimé talvolta confermati, sugli zingari che rubano e che rapiscono i bambini; in secondo luogo puzzavano. Non esagero, non è un'approssimazione. Quei bambini puzzavano, era davvero difficile stargli vicino. Insomma, al preconcetto culturale si aggiungeva anche l'ostacolo fisico. Come funziona oggi, invece, per i bimbi italiani insieme a quelli figli di immigrati, bimbi che sicuramente sono nati qui?
Spero che le cose vadano meglio, forse sì. Naturale, i preconcetti ci sono sempre, e i 20 telegiornali terroristici che ogni giorno escono dalla redazione alla ricerca del mostro di colore non aiutano. Ma dall'altra parte non è inusuale sentire un bimbo nero parlare con accento piemontese, romano, o un figlio di magrebini parlare con accento veneto, emiliano. Forse sono loro la società dell'integrazione, noi oggi viviamo una dura fase di attrito, di conflitto, che si risolverà con quattro bimbi, uno italiano, uno cinese, uno algerino e uno rumeno che parlano insieme delle figurine di Dragonball. Spero che sia proprio così.
Poi è scattato il verde e sono andato a lavorare.
giovedì 7 febbraio 2008
Papa Ratzinger: "L'inferno esiste"
Sexy hostess, sexy notizia
Naturalmente era un falso, i soliti quotidiani blasonati hanno dato la notizia per vera, senza verificarla, e solo oggi dopo quasi una settimana arrivano le prime smentite.
Si tratta probabilmente del trailer di un film porno, adesso non ho voglia di "verificare"
e non è neanche così importante che io lo faccia. Uno perché non lo sto dicendo a milioni di persone, questo blog ahimé non attira tante anime; due perché davanti a "trailer di un film porno" ho avuto almeno il buon gusto di inserire la parola "probabilmente".
martedì 5 febbraio 2008
Le lacrime di Hillary Clinton
Adesso però la signora Clinton sta esagerando, rischiando di dare ragione a coloro che, oltre che vecchia, la ritengono di conseguenza anche debole. Già, perché dopo le lacrime in pubblico che ne hanno decretato il successo su Barack Obama nel secondo giorno di primarie, nella più classica tradizione della soap opera dei buoni sentimenti americana, la dolce Hillary ha pianto nuovamente per la commozione di trovarsi di fronte a un suo ex docente universitario. Ma è questo il presidente che vogliono gli americani? Una mamma che si commuove a ogni folata di sentimenti?
In verità ritengo che alla guida di un paese ci voglia (mi si perdoni il termine ma certe espressioni sono storicamente declinate al maschile) una donna con gli attributi (Margaret Thatcher docet), soprattutto se il paese in questione è a un passo dalla recessione economica, si è creato nemici in tutto il mondo, ha migliaia di soldati sparsi sul planisfero terrestre. Una vecchietta incapace di trattenere le lacrime in pubblico non funziona come leader della prima potenza militare del pianeta. Signora Clinton, mi ascolti, si asciughi le lacrime. Agli americani non occorre una mamma che gli accarezzi la testa e gli dica quanto sono poverini quando General Motors taglierà 100.000 esuberi, hanno bisogno di un colonnello che gli dica: "Cazzo! Adesso andiamo a spaccare la testa a quei maledetti della Toyota!".
lunedì 4 febbraio 2008
mercoledì 23 gennaio 2008
Accade a Torino
dalla rubrica Specchio dei tempi de La Stampa Una lettrice scrive: «Alle 9 di mattina, lunedì scorso, mi reco in auto al lavoro. Al semaforo di Largo Orbassano vedo avvicinarsi uno zingaro di circa 18 anni. Chiede l’elemosina, ma è strano, ha uno sguardo aggressivo. Capisco che non è la solita questua: infatti quel ragazzo apre la portiera e cerca di rubarmi la borsa. Reagisco, urlando, ma lui riesce a prendermi il cellulare. «Sono sconvolta... tutti vedono, nessuno mi aiuta! Anzi, suonano perché il semaforo è diventato verde. Devo telefonare! Cerco un bar... giro in corso Rosselli, una pasticceria-caffè chic, chiedo di telefonare e spiego che mi hanno rubato il cellulare e che il ladro si aggira nella zona. Il barista risponde che è pieno di cabine, che all'angolo c’è quello che voglio. Pazzesco! «Vado alle cabine cercando monete, mi accorgo che ci vuole la tessera, vado in un altro bar per telefonare ed anche questi mi rispondono che non hanno telefono ed è pieno di cabine e che le schede le vendono in edicola. «Sempre molto agitata mi reco in edicola, esiste solo la scheda da 5 euro, non importa: mi basta per avvertire l'ufficio e mio marito perché blocchi il telefono. Trovo le cabine, inserisco la tessera, ma sono tutte fuori uso. Siamo in piena Crocetta, non nel Bronx! «Disperata vedo un'auto della polizia municipale. La fermo ed urlo che mi hanno derubata, chiedo se possono recarsi nel luogo dove è successo il fatto e se mi lasciano telefonare. Mi rispondono un po’ stupiti, dicendo che ormai il delinquente è scappato e loro sono in servizio (ma soccorrere me non è un loro dovere?), che non possono farmi telefonare e che devo recarmi a fare la denuncia. «Vado alla polizia in corso Spezia. Chiedo di telefonare, mi dicono che non è possibile, ma insistendo finalmente riesco a chiamare. Ero entrata alle 9,45 ed esco alle 12,45, tre ore per una denuncia... «Che devo dire, mi sono sentita abbandonata da tutti! Sola nella mia città!». ROSANGELA STACCHINO |
martedì 22 gennaio 2008
La peggiore classe politica d'Europa
Indiscutibilmente la perfida Albione ha sempre una parola buona per questa Italietta da quattro soldi, ma oggi più che mai mi sento di dargli ragione.