mercoledì 30 settembre 2009

Sbagliare mira da dio


Non è mia, è trita e ritrita, ma mi fa ridere.

"Caro dio, porca miseria, quando ti ho chiesto di mandare in galera un ultrasessantenne che va con le minorenni, non intendevo Roman Polanski!"

venerdì 25 settembre 2009

Ministero del beauty

Il ministro più bello del mondo, Maria Rosaria Carfagna per intenderci, ha domandato a Repubblica 900mila euro di danni per aver pubblicato note affermazioni di Sabina Guzzanti, nelle quali il nome del ministro più bello mondo compariva nella stessa frase con parole che ricordano la suzione, il premier e, cito testualmente, un uccello (in questo caso non si tratterebbe di volatili).


Insomma, continua l'offensiva del Governo atta ad intimidire i giornalisti italiani. Offensiva che non crea altro che nervosismo visto che non esiste giudice (sono tutti comunisti) che potrebbe mai condannare un giornale per aver posto delle domande ad un esponente politico o per aver riportato dichiarazioni di terzi nel corso di un evento "pubblico".


Invece di far partire inutili querele che non fanno altro che peggiorare la situazione dei già intasati tribunali, il ministro più bello del mondo potrebbe sfatare dubbi e malelingue illustrando punto per punto, in conferenza stampa, il proprio curriculum.

Finalmente sapremmo quali meriti e capacità, oltre a quello di ministro più bello del mondo, le hanno valso una poltrona ministeriale in una nazione che ama pensare di se stessa di essere fra le più importanti, libere e democratiche del mondo.

ps. Che fine hanno fatto le intercettazioni citate dal mai querelato Paolo Guzzanti?

giovedì 24 settembre 2009

Silviobama Barlusconick


Berlusconi alle Nazioni Unite: "Obama ha parlato con il cuore, con grande slancio ideale, ha espresso sentimenti speranze traguardi che io condivido e che avrei voluto qui proporre, ma a questo punto rinuncio...».

Credo che andando ad esaminare le scarpe "taccate" del premier dovremmo trovare ancora della terra proveniente dal ranch del grande amico, di intenti ed ideali, George Walker Bush Junior.

mercoledì 23 settembre 2009

Una storia italiana




Berlusconi non vuole che si parli della sua vita privata. Qualcuno lo ha già ricordato, vero, che fu lui stesso a mandare a casa degli italiani un volume che parlava della sua vita privata? Domanda scontata: due pesi e due misure?

martedì 22 settembre 2009

Disinformazione


Ieri la propaganda governativa, che dal balcone di "piazza del Tg1" spiattellava intorno alle 20 la propria retorica sulla strage di Kabul, raccontava "la verità" sulla giornata di lutto. Mentre tra gli intervistati non c'era dissenso alcuno, per quanto riguarda l'infinito risalto dato all'intera faccenda, la giornalista si affrettava a ricordare che "l'Italia tutta" era unita nel dolore e, alle 11, le saracinesche dei negozi erano state abbassate in ogni città. Commette l'errore di elencare le città nelle quali la partecipazione è stata più forte: tra queste c'è Torino.

Evidentemente la giornalista romana, che si è limitata a ripetere la velina che le è stata passata, non poteva sapere che il lunedì mattina, per Torino, è un momento di saracinesche chiuse, altro che abbassate.

Inoltre viene bellamente smentita oggi, a pagina 66 della cronaca cittadina de "La Stampa" dove, nell'articolo "Torino aperta per lutto", Luciano Borghesan scrive:

"Alle ore 11 avrebbe dovuto esserci il raccoglimento di tutto il Paese per significare il dolore comune per questa pesantissima tragedia, invece non si sono visti segnali di particolare attenzione. In centro i negozi non hanno accennato ad abbassare le serrande, sarebbe bastato il tempo di un minuto, con le saracinesche a mezza altezza, invece.... Forse non è stata sufficiente l’informazione alle categorie degli esercenti, sta di fatto che la vita commerciale è proseguita, pur a rilento, come ogni lunedì quando molte attività osservano il riposo."

La prima vittima del liberticidio è la verità.

lunedì 21 settembre 2009

Articolo 1 - L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.


Mercoledì scorso ho avuto la fortuna di visitare il Museo Diffuso della Resistenza di Torino. Il giorno successivo sei soldati italiani sono saltati per aria.

Con grande sconcerto mi sono accorto che i notiziari del Ventennio dell'Istituto Luce, visti e ascoltati durante la visita, assomigliano in modo disarmante ai tg che in questi giorni hanno parlato di Kabul.

Non è questione di paese governato dal Pdl pseudo fascista perché il paese governato dal Pd pseudo democristiano avrebbe fatto uguale.

Eppure il ministro La Russa che mi parla del supertank Lince, orgoglio della tecnologia italiana che ha salvato i soldati sopravvissuti, e che presto verrà sostituito dall'ancora superiore Freccia, è tanto identico allo speaker della propaganda di 80 anni fa che, sulle immagini di operai Fiat al lavoro per costruire i carri armati dell'impero, esaltava lo sforzo militarista italiano.

Sono cinque giorni che non si parla d'altro se non dei caduti di Kabul. Oggi la radio ha stravolto i propri palinsesti perché nel giorno dei funerali non può scappare una risata. Presto ne faremo degli eroi.

Ma questa non era una Repubblica fondata sul lavoro? Il lavoro ne ammazza in Italia quotidianamente. Insomma, per la Costituzione dovremmo fare un funerale di Stato dietro l'altro per i manovali morti nei cantieri e per gli operai schiacciati sotto le presse. Invece si celebrano solo i soldati, incostituzionalmente, visto che questa Nazione ripudia la guerra (Art. 11 - L'Italia ripudia la guerra...).

Mi si potrà dire che UN operaio che muore non tocca i cuori come SEI soldati che muoiono. A Torino abbiamo avuto la tragedia della Thyssen. Se non ricordo male sono morti SETTE operai. Eppure questo numero è valso "solo" un lutto cittadino. Lo Stato non ci ha badato.

Dispiace, e molto, per i caduti di Kabul. Queste parole non vogliono essere una mancanza di rispetto per la loro morte e per i loro famigliari. Erano lavoratori morti sul posto di lavoro, quello del soldato. Queste parole vogliono denunciare questo pseudonazionalismo da operetta che alla fine sappiamo dove porta: all'invasione di un paese sfigato come la Libia e all'occupazione, per fortuna, del territorio nazionale da parte di americani ed inglesi.

venerdì 18 settembre 2009

Questione di indole


I Tg americani censurano le bare dei loro caduti (ed è grave).

I Tg italiani dedicano intere edizioni ai caduti, ai politici che parlano dei caduti, alle lacrime dei famigliari dei caduti, alle opinioni di opinionisti che non conoscevano i caduti, ad altri politici che parlano dei caduti, al dramma vissuto dai commilitoni, ma anche "amici", dei caduti, al conteggio dei caduti dall'inizio delle varie missioni di pace(???).

Nel totale rispetto del dolore dei famigliari dei soldati uccisi a Kabul, ritengo che il modo in cui questi drammi vengono trattati dai mezzi d'informazione rispecchi l'indole di un popolo e dei suoi governanti.

E intanto il mondo del lavoro del Belpaese(???) ne ammazza più del fucile talebano...

Cross Country Timelapse

Da San Francisco a Washington in 4 minuti.

Fonte Happyblog

Esc

Dedicato agli amici nerd.

Fonte: Happyblog

mercoledì 16 settembre 2009

Domande e domande



Rispondere a queste è più facile che a quelle di Repubblica.

La vignetta è stata presa dal blog di Macchianera.

plane: 0 gravity

Forse non esistono gli elefanti volanti, ma i cani volanti sì!

Ai posteri


Berlusconi, 15 settembre 2009: "L'Udc pensa agli assessori e alle clientele".


Casini, 15 settembre 2009: “Siamo clientelari? Allora nessuna alleanza con il Pdl”.

Prendo nota per il futuro. Di solito la loro incoerenza è mascherata dalla nostra memoria corta.

lunedì 14 settembre 2009

Axel F Human Version

Dopo il tributo a John Williams ecco il tributo a Beverly Hills Cop.

Riccardo Barenghi - Quella rete che spaventa il premier - La Stampa 14 settembre 2009



Il problema a questo punto è piuttosto chiaro: non è Ballarò, non è Vespa o Floris, non è un giornale «sovversivo» che fa domande, non sono le inchieste o le interviste o i commenti della stampa e della televisione che danno fastidio al nostro premier, e che lui spesso e volentieri taccia di calunnia. Il problema è molto più profondo: Berlusconi appare allergico a qualsiasi mezzo e messaggio di comunicazione che non sia allineato con la sua realtà. Che poi sarebbe il suo governo, la sua «politica del fare», le cose che sostiene lui presentandole come verità assolute. Il caso esploso ieri, ossia lo spostamento del programma di Giovanni Floris (non certo un programma estremista) per lasciare spazio a un’edizione speciale di Porta a Porta che documenti la consegna delle prime case ai terremotati d’Abruzzo, ovviamente da parte del premier, è solo l’ultimo di una serie infinita di pressioni, querele, avvertimenti che in queste ultime settimane si sono talmente moltiplicati da far sorgere in una parte dell’opinione pubblica il timore che in Italia sia a rischio addirittura la libertà di stampa. Fesserie, hanno risposto in coro tutti gli esponenti del governo e della maggioranza, in Italia non c’è alcun rischio per l’informazione.
Se così fosse, e noi saremmo felici di crederci, qualcuno ci dovrebbe spiegare perché il capo del governo decide di querelare Repubblica e l’Unità (una mossa che suona come un avvertimento anche per tutti gli altri. Perché i programmi non allineati non riescono a cominciare, chi non viene garantito nella tutela legale (Report di Milena Gabanelli), chi non ottiene la squadra di tecnici storicamente dedicata (AnnoZero di Michele Santoro), chi non sa che fine farà (Parla con me di Serena Dandini e Che tempo che fa di Fabio Fazio). E infine perché viene improvvisamente cancellata la prima puntata di Ballarò per lasciare spazio a una sorta di celebrazione agiografica del premier che ricorda i cinegiornali di un’epoca remota.
Attenzione, qui nessuno pensa (almeno non noi) che alle porte ci sia un nuovo fascismo, tuttavia la sensazione che l’informazione sia sotto pressione è netta. Una sensazione, anzi ormai un’evidenza, che preoccupa eccome. Tanto più quando è ormai chiaro che la maggioranza politica che ha stravinto le elezioni non è più una falange macedone, unita e coesa, forte e determinata, che quindi non ha nulla da temere. L’impressione invece è che ci troviamo di fronte un governo forte sulla carta ma con una coalizione che va avanti in uno stato di permanente fibrillazione. Con un premier sempre più nervoso e preoccupato, che non tollera critiche e distinguo. E allora viene quasi da rimpiangere quel Berlusconi sicuro di sé, che non aveva paura di niente: tantomeno di qualche programma televisivo.

martedì 8 settembre 2009

Zen



Un grazie a Happy blog.

Metafisico



Un grazie a Happy blog.

Libera libertà di stampa in libero Stato

In primavera il "noto comunista" Mario Calabresi è diventato direttore de La Stampa. Oggi, in prima pagina, c'è un articolo di Michele Brambilla, vicedirettore de "Il Giornale". La stampa italiana rimane salda nelle mani dei... soviet...

lunedì 7 settembre 2009

Ottocento, opera popolare. Il martirio di Otranto (e del pubblico)


"Ho visto cose che voi umani non potete immaginare". Fino al 9 agosto 2009 ho creduto che la cosa più imbarazzante che potesse capitare ad una persona fosse fare scena muta ad un colloquio, fare una battuta e rendersi conto che nessuno ride, o peggio, rimanere nudo in pubblico. Poi per mia fortuna, o sfortuna, il suddetto giorno mi sono recato nel fossato dei bastioni di Otranto a vedere "Ottocento, opera popolare. Il martirio di Otranto".

L'opera, tratta dal libro "L'ora di tutti" di Maria Corti, narra in chiave romanzata un terribile fatto storico del quale la popolazione di Otranto è stata sfortunata protagonista nel 1480. Maometto II ha deciso di conquistare la città, re Ferrante d'Aragona e l'arcivescovo Francesco De Arenis abbandonano Otranto al proprio destino. Dopo un breve assedio di 14 giorni gli otrantini capitolano. I sopravvissuti avrebbero salva la vita se si convertono all'islam, ma rifiutano. Ecco dunque gli 800 martiri di Otranto.

Le premesse

- il nome di Franco Battiato domina incontrastato, a garanzia di qualità, sui manifesti sparsi ovunque quale supervisore artistico dell'evento;
- la location è assolutamente affascinante. Quale scenografia migliore delle mura di Otranto per ascoltare rapiti una storia avvenuta proprio lì 530 anni prima?
- il prezzo del biglietto. Sembra una banalità, ma nella società del capitalismo anche questo è un modo di valutare la bontà di una merce. 25 euro in tribuna, 40 in platea.



Il risultato

La scenografia è spettacolare. Appena trovato posto sulla tribuna si rimane rapiti dalla location: le alte mura sulla destra, il chilometrico palco con scale e salti completamente bianco, l'orchestra che si prepara giù in basso. Sarà sicuramente una gran serata.

Il primo allarme è l'opuscoletto che viene distribuito all'entrata. A memoria, non l'ho sotto mano, devo averlo cestinato da tempo, una ventina di pagine che spiegano la nascita dell'opera, raccontano la storia, illustrano gli atti e ci presentano i protagonisti davanti e dietro le quinte con toni entusiasmanti.
Se non ricordo male il primo refuso è nel titolo, seguito da almeno 5-10 nelle prime due pagine. La prima cosa che viene in mente è il "pressapochismo" di un'organizzazione che ti chiede 25-40 euro ma non trova il tempo, o non ha la capacità, di leggere con attenzione la presentazione del proprio spettacolo.

Comincia l'evento ed è grandioso. Sul palco ci sono almeno 100 persone che camminano e ballano. Si muovono in ogni direzione percorrendo i 50 per 100 metri di palco nella loro completezza. Questa è la Otranto del 1480, una città pulsante dove i pescatori pescano, i preti sfilano in processione, i bambini corrono, le donne rammendano le reti, le guardie controllano.

Poi cominciano a cantare. Tralasciamo qualche inevitabile "stecca", si sa, l'emozione, ma chi ha scritto i testi? Li han buttati giù in una sera con una birra in mezzo al tavolo del pub? Sono imbarazzanti. E la storia? Una telenovela di pescatori e mogli nella quale il fatto storico arriva duro come una sciabolata solo alla fine dell'interminabile noia.
Il massimo, o minimo, si è toccato quando il capitano Zurlo (l'unico spagnolo rimasto a combattere per difendere Otranto) incontra il re in un flashback. Il re canta come Pavarotti, Zurlo come Ramazzotti.
Capisco che Battiato, o il regista Fredy Franzutti, abbiano volutamente osato mescolando fra loro diverse tipologie e diversi stili dello spettacolo, mettendo insieme musica pop e lirica, danza moderna con danza classica. Ma il risultato non è stato un melting pot, si è rivelato una zuppa.

Altro momento esaltante l'arrivo dei turchi. Circa 50 culturisti scendono dalle scale in branco privi di ogni nozione di recitazione. Comprendo la difficoltà di trovare 50 comparse che a petto nudo facciano concorrenza a Mister Universo e sappiano stare su un palco, ma un po' di prove le hanno fatte? Il regista c'era?

Il limite della regia, o forse della recitazione, si fa palpabile nella scena in cui, i turchi in città, la protagonista Idrusa si toglie la vita per sfuggire ad uno stupro. Ho chiesto a chi era con me. Nessuno aveva capito si trattasse di uno stupro (un evento che richiede una certa drammaticità per essere rappresentato). L'avevo capito solo io che avevo letto il succitato libretto prima che cominciasse la rappresentazione.



Il gran finale

Qui ci ricolleghiamo all'incipit di questo post. Un attimo di sconcerto e il pubblico capisce che l'opera è finita. Mentre le comparse fanno il loro ingresso per prendere i primi applausi parte della tribuna si sta già dando alla fuga. Gli ingressi sono almeno sei, forse sette. Entrano le comparse e si fermano, i coprotagonisti e rimangono lì, i protagonisti etc. Ogni volta, mentre la tribuna e la platea sono sempre più vuote, un applausino soffocato cerca di venir fuori. Quando compare anche il regista sono ormai rimasti solo i fischi. Sull'immenso palco c'erano "100" persone e applaudivano solo quattro gatti, mentre tra le persone che uscivano si sentivano commenti iracondi di chi, attratto dal nome di Battiato, aveva percorso anche 200 chilometri (da Bari) per venire a buttare 40 euro (a testa) in quel di Otranto. Io ero imbarazzato per gli attori sul palco.

Cosa salvo

I balletti e le proiezioni sui bastioni (affascinanti opere di Nino della Notte).
Quando percorrendo il budello di Otranto ho letto la targa "Piazzetta Capitano Zurlo" sapevo chi fosse.

Cosa non salvo

Tutto il resto. Uscendo si ha la sensazione di essere stati derubati. E Battiato ha davvero partecipato alla creazione dell'opera? L'ha vista la prova generale? Non posso credere abbia messo il suo nome su questa cosa a cuor leggero.

venerdì 4 settembre 2009

Stop Playing Homework and Do Your Video Games - A Video Game Quintet

Scoperto l'anello mancante fra John Williams e videogiochi!

Portavoce di cosa?





La polemica con l’Italia resta calda. Il ministro degli Esteri Frattini ha difeso il premier affermando che «se la Commissione è un organo politico, devono parlare i politici e non i portavoce». da "La Stampa" di venerdì 4 settembre 2009.

Il ministro Frattini dimostra che la sua visione della politica è esattamente quella della "videocrazia" italiana. I politici passano il tempo davanti alle telecamere, e non nelle Camere, parlando senza soluzione di continuità di interventi che verranno fatti, leggi che stravolgeranno la nostra vita, giri di vite. E come ben sappiamo alla fine rimane tutto uguale a prima.
E i portavoce cosa dovrebbero fare? Quelli del premier Berlusconi lo sanno bene: evitare che egli parli, perché ogni volta che parla ne consegue una smentita o un fraintendimento.
E quelli del ministro Frattini? Forse telefonano a casa per raccontare cosa hanno fatto in giornata. Giammai un "portavoce" dovrebbe parlare coi giornalisti.

Sempre su "La Stampa" odierna è riportato che, quando era commissario UE, il ministro Frattini aveva ben "tre" portavoce, non uno. Passavano le giornate a giocare a ramino?