martedì 27 ottobre 2009

Il disinteresse del conflitto


Massimo Gramellini

Che il capo del governo sia venuto in possesso di un video contro Marrazzo non in quanto capo del governo ma nelle vesti di proprietario di un’impresa di comunicazione è qualcosa di cui sembra non essersi accorto nessuno. Nemmeno i suoi oppositori. Avete forse letto una sola dichiarazione indignata o almeno stupita?
Commentavo con tre amici di sinistra la telefonata in cui Berlusconi avverte il governatore del Lazio di un filmato che lo riguarda, dopo averne avuto notizia dai dirigenti della Mondadori ai quali era stato proposto. Il primo amico, tendenza D’Alema, ha detto: stavolta Silvio si è comportato da signore, poteva rovinarlo e invece lo ha risparmiato. Il secondo, tendenza Veltroni: è il presidente del Consiglio, avrebbe dovuto avvertire la polizia. Tesi discutibile, perché presuppone che Berlusconi fosse a conoscenza non solo del video, ma anche del ricatto. Era naturalmente questa l’opinione del terzo amico, tendenza Di Pietro: per lui il premier è all’origine di tutti i mali dell’umanità dai tempi del Diluvio Universale «perché non poteva non sapere». Ma neppure il più ossessivo dei berluscallergici mi ha opposto la semplice osservazione che mi sono sentito fare al telefono da un collega inglese che vota per i conservatori: «Come potete accettare che un primo ministro riceva e usi, anche a fin di bene, informazioni ottenute in virtù del suo ruolo di editore?».
E’ l’ultima, lampante esplicazione del conflitto di interessi. Ma così lampante che nessuno di noi ci ha fatto caso. Provate a pensarci un attimo. I carabinieri ricattatori filmano Marrazzo e provano a vendere il video a un giornale del presidente del Consiglio. Non importa che il presidente del Consiglio abbia evitato di infierire. Resta il fatto che, grazie al suo ruolo di tycoon mediatico, gli era stata offerta la possibilità di distruggere un avversario politico. E pensare che molti fingono ancora di non capire quale differenza passa, ai fini delle regole democratiche, fra il possesso di una fabbrica di frigoriferi e il controllo di una che produce rotocalchi e programmi televisivi.
Ma questo totale disinteresse per i conflitti di interesse rivela anche qualcos’altro. Assuefazione. Ogni cosa, a furia di esserci, finisce per sembrare inesorabile. Mancanza di senso dello Stato, e lo si è appena visto proprio con Marrazzo: tutti scandalizzati dalle sue frequentazioni e non perché si recava agli incontri con l’auto di servizio. Rivela soprattutto disprezzo per le istituzioni. Viene il dubbio che gli italiani sappiano benissimo quali rischi si corrano a consegnare il governo nelle mani di un imprenditore di quel calibro e di quel ramo. Ma è tale il loro disprezzo per i politici di professione che ritengono meno grave truccare il gioco della democrazia che riaffidare le redini della Repubblica allo schema classico, in base al quale il mondo dei media e degli affari condiziona la politica attraverso le lobby, ma non si sostituisce a essa per esercitare direttamente il potere. E un editore, quando riceve un video compromettente, decide in base alle sue valutazioni di editore, non di presidente del Consiglio.

mercoledì 21 ottobre 2009

Aver sempre ragione


Se questo mondo salterà per aria dentro una bomba atomica sarà per vincere una guerra di religione. I preti rimasti, con turbante o papalina, accuseranno: "Avete visto! Tutta colpa della scienza che ha inventato l'atomo!!!"

Triste realtà



Dal blog di Macchianera.

martedì 20 ottobre 2009

Green planet


"Bisogna razionalizzare i consumi per salvare il pianeta!".

Forse è per questo che milioni di italiani vengono obbligati a comprare ed installare un nuovo elettrodomestico, senza il quale non sarebbe soddisfatto il bisogno primario di guardare la tv. Risparmio energetico prima di tutto.


Sarei curioso di vedere le tabelle Enel prima e dopo lo "switch-off".

Basta un piccolo gesto


Questa mattina sono stato spettatore di un gesto che mi ha colpito molto, un gesto semplice, considerabile naturale, ma che diventa speciale quando il gazzettino quotidiano delle cattive nuove riempie la nostra sensibilità di sporcizia.


Stavo passando con la moto nel centro storico di Venaria, vie strette, porfido, bassa velocità. Sul marciapiede a sinistra una mamma ed una nonna stavano sistemando il pupo nel passeggino. Vicino ai tre il nonno, intento ad osservare il mondo. Il passeggino era fermo, intorno al passeggino c'erano due persone a controllarlo, a fianco del passeggino auto parcheggiate, le ruote del passeggino erano parallele alla strada. Eppure, appena il nonno mi vede, allunga di qualche centrimetro la mano a la poggia su uno dei manici del "porta-bimbo". Il messaggio era chiaro: cascasse il mondo questo non si muove di qua.

In quella presa ho visto amore, protezione, futuro, lungimiranza, sicurezza, speranza.


Certo. Il cinico che alberga dentro di me vede subito un gesto estremamente circoscritto: magari quel nonno prende a calci i bambini degli altri, inquina il mondo senza ritegno e chissà quali nefandezze nella sua vita. E' di ieri la notizia del bimbo di 3 anni abbandonato a Torino e di sabato quella del passeggino finito sotto un treno, per fortuna senza conseguenze. Ma oggi voglio pensarla diversamente, e credere che se il mondo è pieno di nonni pronti a proteggere i loro nipoti, allora questa specie ha ancora qualche speranza.

mercoledì 7 ottobre 2009

La fattoria degli avvocati


"Tutti gli animali sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri."

George "Ghedini" Orwell

Drammi contemporanei


Previsione per domani. Su La Stampa dell'8 ottobre si leggerà di orde di cittadini infuriati perché non riescono più a vedere la televisione e hanno preso d'assalto la Rai. Su trafiletto laterale la dolorosa testimonianza di Alberto Pautasso: "Nella disperazione ho provato ad accendere un libro ma non ho trovato il telecomando".

martedì 6 ottobre 2009

Grilli, Kabul e fiumare messinesi

Qualche giorno fa Beppe Grillo ha attaccato i giornalisti perché, dopo aver annullato la manifestazione per la libertà di stampa a causa dei sei militari caduti a Kabul, non hanno fatto la stessa cosa per gli oltre 20 civili caduti a Messina.


Tralascio lunghi commenti sul tribuno di Genova, giusto in molte battaglie, ma ingiusto quando spara nel mucchio alla stessa maniera dei suoi avversari. Sputa da lungo tempo ormai su un'intera categoria, della quale faccio parte, piena di mele marce ma anche di veri e propri eroi (uccisi da politici e criminali) che mettono a repentaglio la propria vita (vedi Saviano, Politkovskaja e altri) pur di riportare la verità alla gente.


Comunque, in questo caso, Grillo ha visto bene sulla pavidità del sindacato giornalistico, non tanto per aver fatto la manifestazione sabato 3 ottobre, quanto per essersi vigliaccamente allineato al farsesco lutto di Stato indetto per i soldati italiani uccisi.

Questo lungo cappello introduttivo per prendere spunto. Non solo i giornalisti, infatti, sono rimasti impassibili davanti alla tragedia messinese, ma lo Stato repubblicano (che come ho già ribadito è fondato sul lavoro, non sulla guerra) non ha battuto ciglio.

Fatta eccezione per per i soliti proclami miracolosi di Palazzo Chigi ("Faremo come in Abruzzo") non si prevedono lutti nazionali e non vengono pubblicizzate indagini (nel caso di Kabul si parlò di indagini per comprendere chi avesse ucciso gli italiani. Ma chì, diavolo, se non i talebani?!). Timidamente si parla di cementificazione selvaggia, abusivismo e condoni.


Già, perché fare un funerale di Stato e parlare di criminalità quando la causa del dolore sono persone cattive, non italiane, lontane 10.000 chilometri, è facile. Non c'è il rischio di scoprire, come nel caso di Messina, che le case andate giù erano abusive e condonate da questo stesso Governo; che il piano regolatore è stato approvato da un sindaco del tuo partito; che l'ingegnere che ha fatto i progetti, anche lui tessera-munito, ha preso tangenti per farli in un certo modo; che l'incoscienza che ha causato la tragedia fa parte integrante della nostra società, che oggi piange i suoi morti.

Kabul aveva monopolizzato i notiziari, spazzando via escort, veline e omicidi. Messina non ci riesce, perché il lenzuolo di cui è fatta la tragedia non è lindo come quello Afghano, forse non è abbastanza grande. Se venisse utilizzato per coprire lodi e giudici corrotti, lascerebbe scoperte troppe macchie in terra di Sicilia, macchie che non hanno solo sapore mafioso, ma anche romano, di destra e di sinistra.


Caro Grillo, sulla manifestazione del 3 ottobre hai mirato bene. Forse, però, una pistola non ti bastava. Per centrare l'intero problema ti occorreva un cannone.

Off The Wall Episode 1: "Lady Troubles"

Geniale!

giovedì 1 ottobre 2009

high five new york city

Anche in una grande metropoli c'è spazio per un po' di allegra poesia.

Comici inglesi su Berlusconi

Ho i brividi. Mi piacerebbe dirgli di farsi gli affaracci loro, ma con quale faccia tosta, da parte mia...