
Ieri la propaganda governativa, che dal balcone di "piazza del Tg1" spiattellava intorno alle 20 la propria retorica sulla strage di Kabul, raccontava "la verità" sulla giornata di lutto. Mentre tra gli intervistati non c'era dissenso alcuno, per quanto riguarda l'infinito risalto dato all'intera faccenda, la giornalista si affrettava a ricordare che "l'Italia tutta" era unita nel dolore e, alle 11, le saracinesche dei negozi erano state abbassate in ogni città. Commette l'errore di elencare le città nelle quali la partecipazione è stata più forte: tra queste c'è Torino.
Evidentemente la giornalista romana, che si è limitata a ripetere la velina che le è stata passata, non poteva sapere che il lunedì mattina, per Torino, è un momento di saracinesche chiuse, altro che abbassate.
Inoltre viene bellamente smentita oggi, a pagina 66 della cronaca cittadina de "La Stampa" dove, nell'articolo "Torino aperta per lutto", Luciano Borghesan scrive:
"Alle ore 11 avrebbe dovuto esserci il raccoglimento di tutto il Paese per significare il dolore comune per questa pesantissima tragedia, invece non si sono visti segnali di particolare attenzione. In centro i negozi non hanno accennato ad abbassare le serrande, sarebbe bastato il tempo di un minuto, con le saracinesche a mezza altezza, invece.... Forse non è stata sufficiente l’informazione alle categorie degli esercenti, sta di fatto che la vita commerciale è proseguita, pur a rilento, come ogni lunedì quando molte attività osservano il riposo."
La prima vittima del liberticidio è la verità.
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