venerdì 5 giugno 2009

Cronaca di ciò che accade dopo un suicidio

Ieri tornando a casa dopo il lavoro trovo davanti al portone alcune centinaia di persone. E' certamente accaduto qualcosa.
Scioglie ogni perplessità un amico giornalista: il ragazzo di 15 anni che abita sotto di me si è suicidato impiccandosi in mattinata. Non staremo qui a tentare di dare senso a un gesto che ai più può apparire estremamente assurdo ma che senza dubbio, nella mente dello sfortunato protagonista, appariva all'interno di un quadro ben definito, avendo lui trovato anche la compostezza per lasciare uno scritto dietro di sé. Per questo ci sono preti e psicologi.

Quello che mi ha colpito è accaduto dopo. Anni di giornalismo (non che mi consideri un veterano ma ho percorso i miei chilometri e scritto le mie righe) mi hanno reso abbastanza refrattario alle cose tremende che accadono ogni giorno. La tragedia che si è consumata nel palazzo dove abito mi ha fatto provare un enorme dispiacere, ma non mi ha traumatizzato come è accaduto per tante persone intorno.

Ho provato però una grande sensazione di calore al cuore quando in serata, affacciandomi, ho visto che in strada avevano scritto il suo nome con delle candele e tutto intorno c'erano decine di persone abbracciate. C'erano amici, indubbiamente, ma anche perfetti sconosciuti, lì, per dare un ultimo saluto a una giovane vita spezzata da un mondo troppo duro per lei. Nell'orrenda realtà della tragedia, quanto accadeva era bellissimo. Poi è stato rovinato tutto.

E' partito un primo applauso, poi un secondo. Il calore che un momento prima albergava nel mio petto aveva lasciato spazio al fastidio. Cosa stavano applaudendo? Lo spettacolo della sua vita? Il modo terribile in cui aveva deciso di andarsene? Perché la gente ha tanto paura del silenzio? Forse perché lascia spazio al dolore. Offre il tempo per meditare, sulla vita di chi se n'è andato ma soprattutto sulla propria. Se dessimo maggiore spazio ai pensieri, forse avremmo maggiore consapevolezza di quanto accade intorno a noi, delle persone che stanno male. Troppo spesso il frastuono delle nostre vite ci impedisce di accorgerci du quelle degli altri. Probabilmente non sarebbe comunque stato possibile salvare questo ragazzo, però potremmo provare ad abbassare la musica e cominciare ad ascoltare più attentamente chi rimane con noi su questa Terra.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Perche non:)