giovedì 22 marzo 2007

Non trattiamo coi terroristi

Daniele Mastrogiacomo è tornato in Italia sano e salvo. La notizia gratifica il nostro desiderio di giustizia e appaga la nostra umanità, bramosa di un mondo i cui la morte vive da estranea. Caro Daniele gioiamo insieme a te ed alla tua famiglia, davvero, siamo sinceri.
Eppure la vicenda che ha visto protagonista Mastrogiacomo stende l'ennesimo velo pietoso sulla maniera tutta italiana di stare al mondo. Sì, perché per liberare Daniele sono stati liberati dei criminali Talebani. Dico criminali perché, anche se qualche onorevole italiano ci invita a riflettere sulle loro ragioni, serebbe un buon esercizio intellettuale ricordare che i Talebani hanno instaurato una dittatura religiosa basata sulla privazione della libertà, sulla violenza, sulla cancellazione di ogni diritto civile. Il terrorista talebano non è il terrorista iracheno. Anche se i fautori della guerra al terrore cercano di farne un unico fascio. Il primo è un estremista religioso (poco importa che sia mussulmano, fosse cristiano sarebbe lo stesso), il secondo è uno che si ritrova con un esercito invasore in casa propria: è più facile che sia uno al quale un soldato occidentale ha fatto saltare per aria la casa, o al quale hanno stuprato la sorella, piuttosto che uno amico di Saddam Hussein e in cerca della restaurazione dei suoi diritti di affiliato alla vecchia dittatura Baath.
Insomma cinque terroristi sono stati liberati, cinque terroristi pronti a fare da bomba umana o ad addestrarne altri 500. Costoro cosa faranno: non sono una minaccia per i contingenti occidentali in loco o per altri giornalisti?
Qualcuno propone di vietare ai giornalisti di andarsi a ficcare nei casini nelle zone di guerra: sbagliato anche questo. Se il Vietnam è finito è proprio grazie ai giornalisti che hanno messo a repentaglio la propria vita per raccontare al mondo l'inferno indocinese.
"Ma se si fanno rapire poi ci tocca liberare altri Talebani" è la principale obiezione ai giornalisti al fronte. Bene, per una volta la politica estera statunitense mi trova d'accordo: non si tratta coi terroristi. Se i malviventi di tutto il mondo sanno che gli italiani sono disposti a scendere a patti, ciò determina il moltiplicarsi dei rapimenti. Cosa siamo: il bancomat del terrorismo internazionale? Se mettiamo bene in chiaro che non si tratta coi terroristi, i rapimenti non potranno che cessare. Continueranno a sparare sui nostri soldati, ma non avranno più motivo per rapire i nostri giornalisti, i nostri tecnici petroliferi, i nostri operatori umanitari.

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